Primavera, primo sole cocente, tanti colori tornano alla natura che, finalmente, rinasce a nuova vita.
È il periodo ideale anche per cominciare a preparare delle gustosissime, genuine e nutrienti marmellate, con frutta fresca ed ingredienti di qualità, in modo che possano essere date anche ai nostri bambini per merenda o a colazione.
Ma, innanzitutto, una precisazione.
Marmellata e confettura
Due facce della stessa medaglia, così simili e così diverse: in cosa si differenziano marmellata e confettura? In aiuto ci viene proprio la Comunità Europea, che stabilisce che la marmellata è un composto di zucchero e agrumi, mentre la confettura è preparata allo stesso modo, ma con polpa o purea di altri frutti (o anche verdura).
Curiosità
Un prodotto simile alla marmellata era già noto ai tempi dei greci e dei romani anche se, in mancanza dello zucchero, il tutto veniva confezionato e conservato con il miele.
Molte sono le evoluzioni che ha avuto questo alimento, nei secoli, fino ad arrivare a diventare come lo conosciamo noi, nel momento in cui lo zucchero è divenuto bene comune, più popolare e poco costoso da ottenere. Ma le curiosità più simpatiche riguardano l’origine del nome: “marmelo“, (mela cotogna, in portoghese) per marmellata e “conficio” (dal latino “confezionare“) per confettura. Inoltre c’è un’antica leggenda che legherebbe il nome della marmellata addirittura a Maria de’ Medici. Pare che la donna, arrivata in Francia dopo il matrimonio con Enrico VI, si sia ammalata, necessitando di cure vitaminiche, che arrivarono in gran sostegno dai salutari agrumi di Sicilia. Il problema, però, era costituito dalla distanza: coprire tutti quei chilometri (dalla Sicilia alla Francia) a cavallo era un’impresa alquanto ardua oltre che lunga; per cui si optò per una preparazione di vasetti contenenti la purea dei frutti, appunto, quella che oggi chiameremmo “marmellata”, da trasportare in grandi quantità dall’isola alla residenza della donna. Sulla cassa vi era la dicitura “per Maria ammalata” ma poichè i cuochi non erano particolarmente colti nè sapevano leggere bene, cominciarono a chiamare quei vasetti “marmalata“, unendo e biascicando le parole.
Marmellata fatta in casa: preparazione
Se volete cimentarvi nella realizzazione di qualche vasetto di marmellata o confettura fatta in casa, potete provare a seguire queste veloci indicazioni.
Innanzitutto scegliete la frutta da utilizzare per la preparazione dei composti e procuratevi dei vasetti a chiusura ermetica, capaci di conservare gli alimenti sottovuoto. Saranno necessarie anche due pentole: una dai bordi alti che servirà solo per la sterilizzazione dei vasetti, procedura indispensabile per evitare la formazione di muffe o sostanze tossiche nel tempo (come il botulino), e un’altra, di rame o acciao inox, ma non alluminio, per la preparazione del composto.
Eliminate i noccioli e, a meno che non si tratti di agrumi, potete tagliare la polpa a pezzetti senza sbucciare i frutti: nella buccia, infatti, è contenuta la pectina, che è un ottimo addensante naturale!
A questo punto si può preparare lo zucchero, in proporzione di 1 cucchiaio per una tazza da tè piena di frutta tagliata a pezzi.
Riempire d’acqua la pentola dai bordi alti e portarla ad ebollizione, per poi immergere i vasetti al suo interno (con fiamma più bassa, ovviamente) e sterilizzarli, nell’arco di una decina di minuti. Per scongiurare che si urtino tra di loro, spaccandosi, si possono utilizzare dei tovaglioli di lino in cui avvolgerli prima dell’immersione.
Nell’altra pentola si versano i pezzetti di frutta insieme ad una tazza d’acqua, portando ad ebollizione ad una fiamma media, per poi aggiungere lo zucchero, poco per volta.
Con una cucchiarella (cucchiaio in legno) si mescola il composto e si controlla che si raggiunga la giusta densità; può accadere che, se c’è poca pectina o si stanno mescolando gusti diversi (per confetture a più gusti), ci sia bisogno di un surplus, che si può ottenere aggiungendo mezza mela tagliata insieme alla buccia.
La marmellata, una volta raggiunta la consistenza desiderata, va poi versata nei vasetti, che verranno nuovamente sterilizzati una volta chiusi.
A questo punto niente frigo e niente luce, una dispensa fresca ma albuio sarà perfetta per conservare i vasetti che potranno rimanere lì anche per tutta la stagione. Una volta aperti, però, meglio consumare tutto entro una decina di giorni.
Avrete così un prodotto genuino preparato con ingredienti semplici e senza alcun utilizzo di preparati e composti venduti sugli scaffali dei supermercati!